Per dire della sua dimensione di corridore, Enzo Coppini seppe conquistarsi quella che è considerata la vera consacrazione dai tifosi e sportivi: il soprannome. Così in quel quadriennio che tutti considerano l’Epoca d’oro del Ciclismo Mondiale (1946-1950) la nomenclatura ciclistica vide aggiungersi ai vari “Campionissimo” (Coppi) “L’uomo di ferro” o “Ginettaccio” (Bartali), “Il leone delle Fiandre” (Magni), “Testina di vetro” (Robic), “L’angelo biondo” (Koblet), “Ferdy il cavallo” (Kubler), “La Freccia Siciliana” (Corrieri), “Il Cit” (De Filippis) ecc…. “Il Morino di Prato” alias Enzo Coppini, per distinguerlo dall’altro celebre “Morino”, Olimpio Bizzi di Livorno, con cui aveva in comune i ricciolini ribelli, la pelle scura ed un caratterino estroso, fantasioso e bizzarro.
Sono tutte accentrate nel biennio 1945-1946 le vittorie più belle e apprezzate della carriera di Coppini, a cominciare dal Giro d’Italia 1946 corso con brillante determinazione e chiuso al 14° posto della classifica generale (3° della categoria esordienti), la 1° Coppa di Liberazione “Lanciotto Ballerini” svoltasi a Campi Bisenzio nel 1946 e la “Petite Ronde de France”, antesignana del Tour de France, ove ebbe la soddisfazione di spalleggiare e aiutare il concittadino Giulio Bresci, autentico mattatore della gara con 2 vittorie di tappa e il trionfo nella classifica finale. Coppini, tra l’altro, ebbe la soddisfazione di staccare (oppi in salita nella Milano-Torino 1945, ma fu 2° sul traguardo dietro il Romagnolo Vito Ortelli. La cosa non poteva passare inosservata, ed emissari della Casa Bianchi di Fausto Coppi, avvicinarono il protese per sondare la sua disponibilità a trasferirsi.
Enzo Coppini non seppe rinunciare ai legami affettivi che lo legavano a dirigenti e compagni, di squadra della Benotto, declinò l’offerta della Bianchi ma probabilmente incorse in un errore professionale che orientò la sua carriera versi esiti non esaltanti e comunque non pari alle aspettative che il promettente esordio nel professionismo aveva fatto intravedere. Nel 1947 Coppini aveva di fronte a sè ancora 5 anni di carriera (tra cui 3 Giri d’Italia e 1 Tour de France) durante i quali però riuscì a vincere in una sola occasione: 1949 al Grand Prix International di Algeri. Cessata l’attività agonistica nel 1951, primo in Toscana inventò il ciclismo amatoriale gestendo in proprio come squadra “Coppini”, formazioni di dilettanti, prima e di amatori poi, riuscendo a conquistare per due , volte il titolo di campione italiano a squadre. Leorco Guerra, Direttore Tecnico delle squadre EMI, FAEMA e VOV, chiamò Enzo Coppini come suo braccio destro durante gli anni ’58/’59/`60. Oltre ai successi conseguiti fu proverbiale la conquista della maglia rosa da parte di Charlie Gaul a due giornate dalla conclusione del Giro, togliendola a Jacques Anquetil, pareva sicuro vincitore. Era l’edizione 1959. Che Enzo Coppini conservi questo strano mix di fascinoso personaggio è dimostrato dal ruolo affida-.ogli in TV nello sceneggiato “Il grande Fausto”, ove
Giro d’Italia ’59. Da sinistra: Coppini alla guida dell’Ammiraglia della casa EMI vincitrice del Giro con Charlie Gaul, in piedi il direttore sportivo cavalier Learco Guerra, dietro da sinistra un commissario di gara a bordo e il famoso meccanico Ottusi.
Enzo Coppini oggi, insieme agli amici davanti al suo negozio.
Coppini interpetra il ruolo del grande Pinella (Pinza d’oro) meccanico della Bianchi, a fianco di Ornella Muti (Dama Bianca) e Sergio Castellitto (Fausto Coppi).